L'ultras non ha un nome per il mondo esterno, solo gli amici lo conoscono. L'ultras non ha volto, spesso un cappuccio gli copre la testa, una sciarpa la bocca. L'ultras non si veste in modo normale, non segue le mode, boccia le novita`. Quando sale su un treno, cammina su un marciapiede anche se non ha vessilli della propria squadra, lo riconosci. L'ultras attacca se attaccato, aiuta nel bisogno. L'ultras non smette di essere tale appena si toglie la sciarpetta o rientra a casa dopo una trasferta, continua a lottare 7 giorni su 7. L'ultras veterano da l'esempio a quello giovane, e quello giovane rispetta il veterano. L'ultras giovane e` fiero di stare al lato del veterano, di imparare dalle sue critiche e inorgogliosirsi dai suoi complimenti. Quando la gente guarda un ultras non lo capisce, e lui non vuole essere capito dalla gente, non da` spiegazioni sul suo modo di essere. Ogni ultras e` diverso, c'e` quello che veste solo materiale ultras e della sua squadra e quello che non ha neanche una maglietta del suo gruppo. C'e` quello che si muove solo col gruppo e quello che fa gruppo per se. Gli ultras sono diversi ma li unisce l'amore per la propria squadra, la tenacia nel resistere oltre 90 minuti in piedi sotto la pioggia o al freddo, li unisce il riscaldarsi con un coro cantato a squarciagola, li unisce la sicurezza dell'amico che gli dorme accanto sul treno che ti riporta dalla trasferta, li unisce la passeggiata goliardica nella citta` avversaria, li unisce la gioia di partire per una trasferta e la stanchezza del ritorno, li unisce quel panino diviso in due dopo ore di digiuno, li unisce quella sigaretta offerta nello scompartimento e ridata in curva, li unisce quella litigata sull'esterno sinistro panchinaro fatta nella penombra di un treno notturno, li unisce quello sguardo dopo uno scontro, li unisce la mentalita`. Le cose che ci uniscono, contemporaneamente ci dividono dal mondo esterno, ci allontanano da genitori preoccupati, da zii scandalizzati, da compagni di classe impauriti e da professori disgustati.L'ultras e` l'eccezione alla regola, e` l'inaspettato che ti sorprende, e` la sorpresa che ti smorza il sorriso quando pensi di averla fatta franca. L'ultras e` anche il braccio che ti tira sul vagone prima che si chiudono le porte. L'ultras non e` violenza gratuita, e` la difesa intransigente di uno stile di vita messo in pericolo da biglietti nominativi, dalle pay-tv, dall'imborghesimento delle nuove generazioni, dalla tv-spazzatura e, soprattutto, dalla repressione. L'ultras e` questo e molto altro, altri sentimenti non rinchiudibili in parole, incombrensibili alla gente comune che preferisce vivere dietro un vetro piuttosto che infrangerlo e entrare nella realta`, fredda e piovosa.
Quelli che quando si arrivava alla stazione per partire la notte prima della partita, la prima cosa che pensavano era quanti siamo? I fumogeni? gli striscioni? i tamburi? Tutto a posto possiamo partire.
Quelli che dopo dodici ore di treno rincoglioniti da una notte insonne a pensare alla partita del giorno dopo e a ricordare con gli altri tutte le trasferte.
Quelli che le uniche armi erano sciarpe, bandiere, cori, mani, due panini che si dovevano dividere in 5/6 o 7.
Quelli che mezz'ora prima di arrivare alla stazione cominciava tutto il treno a cantare.
Quelli che durante il corteo cantavano a squarciagola e l'adrenalina saliva.
Quelli che se vedevano un tifoso avversario farsi i cazzi suoi non gli rompevano i attributi.
Quelli che se incontravano avversari disposti allo scontro si scontravano a mani nude senza armi di alcun genere.
Quelli che o le prendevano o le davano alla fine era un altro episodio da ricordare senza avere ammazzato e accoltellato nessuno.
Quelli che arrivati all'esterno dello stadio fremevano dalla voglia di entrare e colorare il settore ospiti.
Quelli che una volta entrati cantavano due ore prima della partita fino al 95' e forse di più.
Quelli che dopo la partita erano orgogliosi di essere stati il dodicesimo uomo in campo.
Quelli che dopo gli scontri al massimo si aveva la faccia gonfia (o viceversa).
Quelli che stanchi morti si riapprestavano a fare 12 ore di treno per il ritorno e già pensavano alla prossima partita.
Quelli che come me quando muoiono al posto di un vestito
vogliono la sciarpa degli Ultras.
Quelli che come me a un eta' avanzata vivono ancora sentendosi
ultras con la U maiuscola.
Quelli che cantano "lunga vita agli Ultras"
Quelli che Rispettano gli Ultras avversari per i loro sacrifici
Quelli che come me odiano M*******e
Quelli che come me "forse "potranno vedere una partita di calcio
nel 2008.
Quelli come me che soffrono a non poter vivere a bari
Quelli che come me odiano le lame e gli infami che le usano.
Quelli come me ......spero siate in tanti!
Una volta ci si menava a mani nude punto e basta. Quelli erano gli ultras si davano e si prendevano senza rompere i attributi a tifosi normali e senza armi. Essere Ultras era uno stile di vita, un ideale, una passione...in poche parole, non sapete che cosa vi siete persi!
Michele Mortadella...
Fonte www.solobari.it
bravo pepe ti rispondo con un nuovo post...
RispondiElimina... e perkè? i commenti che stanno a fare?!?
Quando torni ti prendo a pugni, che ora è da parekkio... :)